Gianni, il gobbo. (libera riduzione da: Inferno della poesia napoletana.
Introduction:
100 anni fa, quando essere BDSM non era un gioco di ruolo…
mi fa sborrar con l’ anima, ma senza darmi niente.
Se vuoi che ti dia il massimo, offendilo, dagli dei morsi in faccia,
strillagli: sei una chiavica, poi storcigli le braccia-
Di sicuro si eccita, ma lo devi picchiare, mettergli in culo un dito,
lo devi sfondare.
Lo devi scottare, tormentare con spilli il suo cazzo ferito.
E’ un vero masochista, del sesso un disgraziato,
per avvocati e medici, è un grande depravato
ma io sono una zoccola e mi piace la manfrina,
perché mi placa l ‘anima, mi rende una regina!
Quando perde le staffe, al letto si fa legare:
allora torno femmina, mi posso vendicare.
Contro agli uomini di sempre o di questa settimana,
alzo la mano e zacchete, picchio … non son più: puttana.
dieci anni al marciapiede, come un povero straccio,
mi esplodon tra le mani, colpisco, e so quel che faccio!
Questa, la dedico a quello che, illudendomi, era una vera cacca,
mi portava a fottere, alla monta, come una vacca;
e questo è per il parroco, che per farci mangiare,
anche davanti a mamma, si facea masturbare.
Quest’altro va a mio padre, che sorride e sta zitto,
perché gli faccio comodo: cornuto, ma è un gran dritto.
E … prendi, adesso beccati questo: un forte morso in faccia,
lo dedico a chi vive del denaro che valgo: il mio magnaccia.
Il più schifoso di tutti, ma ora gli appartengo
soldi, regali, macchina … lui comanda, e io spendo.
Giovanni, detto “lo storto”: il massimo … si eccita, solo se lo colpite,
ed io lo faccio, e con i colpi medico tutte le mie ferite.
Gli grido: Sei una chiavica, vali meno di un bottone:
tua madre fotte con tua sorella e tuo padre e ricchione.
Ma poi gli prendo la mazza e niente mi trattiene:
ritorno latrina e zoccola … e me ne vedo bene!
Duro come il marmo, liscio come la seta, è il suo cazzo,
dolce come lo zucchero, lo prendo anche nel mazzo.
Tanti anni per la strada, stronze, non fate testo,
tutte sciocchezze e chiacchiere, il vero cazzo è questo.
E per mezz’ ora: spasimo, non importa il passato,
eravamo nel fondo ed ora mi ha arrapato.
Non sono che una zoccola, lo “storto” è un masochista,
siamo gentaglia scomoda, siamo poveri cristi,
eppure, chi ci supera? Anche i regnanti, infino
non sanno che si perdono. Ci fanno un bel pompino!
Ti è piaciuto prenderle? E quante te ne ho date …
ed ora noi godiamoci le migliori chiavate.
M’ accovaccio sulla pancia, gli striscio il culo addosso
– Succhiami … sfogati, godimi e leccami la fessa. –
E quando poi, sfiniti noi veniamo, con una mossa sola …
il glande, rosso fragola, mi affonda tutto in gola.
Ah, quella roba calda, con niente di più dolce il paragone faccio,
mentre mi scende in corpo, mi godo a modo mio, tutto il suo spaccio.
Gianni … “lo storto” … il massimo: si alza e lascia il letto,
e io torno stronza e zoccola; indegna di rispetto.
Giovanna, Agosto 2013